Teodoro Lechi
Teodoro Lechi
(Brescia, 16 gennaio 1778 – Milano, 2 maggio 1866) è stato un generale italiano, giacobino e consigliere militare di Carlo Alberto. Colonnello comandante la Guardia Imperiale in Russia e in Germania, Barone del Regno Italico e Cavaliere di più ordini.
Loggia Amalia Augusta
Della Loggia Reale Loggia Amalia Augusta è testimonianza un “piccolo opuscolo di sei pagine della Raccolta Bertarelli di Milano, intitolato: ‘Installazione costituzionale della R[ispettabile] L[oggia] Sc[ozzese] Reale Amalia Augusta all’Or[iente] di Brescia e consacrazione del Tempio”. Oltre alle solite cariche interne, la Loggia, “aveva uno speciale consiglio di nove membri, che formavano la giunta direttiva intorno al Venerabile, e uno speciale ‘Capitolo dei Sublimi Cavalieri Eletti’ che costituiva la classe privilegiata e distinta dei provetti”. (Costituito il 5 giugno 1808 dallo stesso Grande Oriente di Milano).
La Loggia viene aperta e solennemente inaugurata nel 1806. (Il 9 aprile 1807, per festeggiare la nascita della principessina figlia della viceregina, eroga L. 383,76 a favore dei danneggiati dell’incendio di Vezza d’Oglio.1)
Il 2 ottobre 1807 viene inaugurato il vessillo e nel 1808 la Loggia, auspici il Venerabile Ostoja e il Segretario Pagani, delibera i suoi nuovi ordinamenti locali, contenuti in un opuscolo stampato alla macchia, ma in Brescia, dal titolo: “Discipline della R.L.Amalia Augusta all’Or[iente] di Brescia”.2
Numerose sono le testimonianze dell’attività della Loggia e soprattutto di quella letteraria ed artistica, spesso connessa con la celebrazione di avvenimenti bellici, politici e civili che vedono impegnati direttamente gli affiliati, come nel caso dell’entrata in Spagna dell’esercito guidato da Giuseppe Bonaparte, del quale sono componenti tre generali bresciani: Giuseppe e Teodoro Lechi e Luigi Mazzucchelli.3
Quattordicesimo figlio di Fausto Lechi e fratello minore del più celebre Giuseppe, Teodoro si arruola nella Legione Bresciana il 18 marzo del 1797, allo scoppio della rivoluzione cittadina. Si schiera immediatamente a fianco di Napoleone ed entra a far parte della Nuova Guardia Presidenziale della Repubblica Italiana che di lì a poco diventerà Guardia Reale. Nel 1803 è promosso al grado di Colonnello.
Trascorre quasi due anni (1803-1805) a Parigi, dove riceve un adeguato addestramento militare. Tornato in Lombardia, diventa comandante dei Granatieri della Guardia Reale del nuovo Viceré Eugenio di Beauharnais. Nello stesso anno è nominato Scudiero del Re d’Italia e riceve in consegna da Napoleone le aquile e gli stendardi della Guardia. Con il Principe Eugenio, Lechi combatte ad Austerlitz (1805), in Veneto, in Dalmazia, in Albania, in Ungheria venendo promosso Generale di brigata nel 1809. Dopo la battaglia di Wagram (dicembre 1809) è nominato Barone dell’Impero. Il 10 febbraio 1812 parte per la Campagna di Russia, partecipando a tutti gli scontri, compresi quelli della ritirata.
Nel 1813 e 1814 prende parte anche alla guerra contro l’Austria, pur consapevole del tramonto dell’epoca napoleonica, al comando della IV Divisione dell’Armata d’Italia. Il 27 aprile del 1814, dopo la firma dell’armistizio da parte di Eugenio di Beauharnais, è protagonista di un rito alquanto singolare: per fedeltà alla propria Guardia, brucia gli stendardi e le aquile (tranne una, che conserverà gelosamente per oltre trent’anni), e ne mangia le ceneri insieme ai propri ufficiali.
Ed è proprio in occasione delle cinque giornate che, ormai settantaduenne, Teodoro Lechi torna in azione: il 28 marzo del 1848 assume il comando della Guardia Civica e successivamente quello dei Corpi Volontari Lombardi. Uomo d’esperienza, consiglia al ministro della guerra Antonio Franzini di utilizzare le linee ferroviarie per trasportare le truppe ed assaltare Verona: suggerimento che non viene accolto e che probabilmente avrebbe cambiato le sorti della prima guerra di indipendenza.
Al termine della guerra si ritira in Piemonte, dove viene nominato Generale d’Armata da Carlo Alberto: per riconoscenza, il veterano ex giacobino consegna al Re di Sardegna l’unica aquila sottratta al rituale del 1814.
Nel 1859 fa ritorno a Milano, dove muore, nel 1866 all’età di ottantotto anni.
Note
1Antonio Fappani - Enciclopedia bresciana - voce Massoneria -
2Altri documenti dell’Amalia Augusta sono ritrovabili nelle pubblicazioni del massone Nicolò Bettoni, conservate nella Biblioteca Queriniana.
3Per un approfondimento relativo ai lavori dell’Amalia Augusta si rimanda al Guerrini, alle carte della biblioteca Pagani, conservate alla Biblioteca Queriniana di Brescia e, ancora, alle pubblicazioni di Nicolò Bettoni.